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Un assassino di troppo (Martin Beck, #9) (0)

Maj Sjöwall

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Narrativa poliziesca e libri gialli

Editore: Sellerio

Anno: 2005

Lingua: Italiano

Rilegatura: Brossura

Pagine: 377 Pagine

Isbn 10: 8838920699

Isbn 13: 9788838920691

Dai maestri del poliziesco scandinavo anni Settanta, il seguito del primo romanzo Roseanna: il commissario Beck, e la sua squadra di disincantati, indaga su un caso doppio a rischio politico; una critica al sistema in giallo.

n un paese della Scania, la regione meridionale della Svezia, caratteristica per i villaggi di pescatori convertiti in graziose stazioni balneari, una donna scompare, e viene poi ritrovata uccisa. Era un tipo del tutto normale, nell'aspetto come nella vita, e l'omicidio presenta tutti i particolari del delitto a sfondo sessuale, per di più compiuto da qualcuno che la conosceva bene. Martin Beck, commissario capo della squadra omicidi di Stoccolma, indaga, nella provincia sonnolenta. Lo coadiuvano il suo vecchio amico Kollberg, e uno strano poliziotto locale, dalla simpatia contagiosa e dal sereno anticonformismo. Tutto indica banalmente la colpevolezza di un uomo, solitario e introverso, già  condannato per un altro caso simile, risolto anni prima dallo stesso Beck. Nel frattempo, nel corso di una sparatoria avvenuta nella stessa regione, un poliziotto trova la morte. E le due inchieste, sull'omicidio e sulla sparatoria, si intrecciano, più che altro per lo sfondo in cui si incontrano (una stampa scandalistica scatenata nella caccia ai colpevoli, gli alti comandi interessati soprattutto alle soluzioni politicamente più comode, l'indifferenza della gente intorno, pigra e disperata). E per l'influenza che esercitano sullo scetticismo consumato dei tre detective, privi oramai di qualsiasi fiducia nella polizia e nei suoi scopi sociali. I coniugi Maj Sjöwall e Per Wahlöö, i più famosi giallisti nordici, scrissero la serie di Martin Beck, a cavallo tra i Sessanta e i Settanta (la prima inchiesta di questo commissario senza fretta, Roseanna, è stata pubblicata in questa collana e di Un assassino di troppo costituisce l'antecedente). Accanto allo svolgersi dell'indagine, seguita con particolare realismo, e con sensibilità  verso i caratteri e le vicende personali dei protagonisti, i due autori miravano a uno scopo dichiarato di critica ossia a denudare il carattere paranoico dei metodi polizieschi, la pervasiva presenza in una società , autodefinitasi del benessere, che invece, con questo retorico pretesto, finiva col fondarsi sulla normalizzazione e il controllo diffuso. Un contesto in cui la polizia giocava un ruolo prezioso, più che di tutori dell'ordine, di gestori del disordine.

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