Oscar Wilde (0)

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Ormai giunto al punto più basso della sua parabole, Wilde non precipitava più. Si limitava ad affondare lentamente, quasi insensibilmente, nelle vischiose sabbie mobile della palude che lo stava risucchiando. Intanto il secolo volgeva verso il suo ultimo giro di boa. Oscar, colonna ingombrante i infame del costume e del gusto di un'epoca, appariva come la cattiva coscienza di quella borghesia opulenta, arida e scettica, che celebrava proprio allora, non senza un tocco di volgarità e di presunzione, l'inizio sgargiante della Belle Epoque. anche l'amore ora lasciava in bocca a Oscar un sapore di cenere: "In questo mondo mortale ho amato e infranto, ho fatto da colomba e da sparviero... com'è orribile comprare l'amore, com'è orribile venderlo... La bocca è contorta di baci e vivo nella febbre...". Gli amplessi mercenari dei ragazzi dei boulevards, insieme all'assenzio, erano l'ultima droga che sorreggeva, e minava al tempo stesso, il suo organismo in via di rapida disgregazione. "L'amore greco" osservava ancora col gusto del paradosso, "è uno dei vizi più salubri, perché costringe sempre a camminare..." Salubre, fino ad un certo punto. Forse le macchie rosse che scoprì improvvisamente sulla pelle non erano dovute soltanto ai postumi di un'intossicazione da cozze.